Addio primarie, dunque? Stando al segretario del Pd napoletano, Marco Sarracino, sarà così per le non lontanissime elezioni comunali. Il candidato del Pd, di propria espressione o concordato con eventuali alleati, non sarà sottoposto alla scelta preliminare delle primarie ma ai vertici presumibilmente del partito o dei partiti interessati.

Bene, finirà almeno una tradizione che voleva modernizzarci o, per essere più precisi, americanizzarci e che alla lunga ha dimostrato di non appartenere alla nostra storia politica e al nostro sistema elettorale. Lo sostengo, sapendo che non tutti legittimamente la pensano allo stesso modo, forse perché ho una certa età e ho memoria della politica che fu. Ma se guardo a quello che è successo ripetutamente a Napoli negli anni trascorsi credo di non sbagliarmi: brogli, accuse, veleni, soldi, truppe cammellate, addirittura il sospetto di infiltrazioni poco raccomandabili. Nulla è mancato e alla fine è andato tutto a rotoli, e il Pd è rimasto praticamente alla finestra per almeno due consigliature nelle quali si è inserito con in indiscutibile fiuto anche se con risultati non brillanti Luigi de Magistris.

Ma a questi fatti inconfutabili aggiungo anche una certa idea della politica. Penso che sia dovere di un partito (se ne può parlare visto come sono andate e stanno andando le cose?) fare le scelte sia di linea sia dei gruppi dirigenti e dei rappresentanti nelle istituzioni. Per dirla tutta, non mi è mai piaciuto che a scegliere il segretario nazionale siano stati gli elettori tout court e non i suoi iscritti variamente rappresentati negli organismi. Ripeto, le mie concezioni saranno datate ma ci deve pur essere una via di mezzo tra la nomina a vita (ma era così soprattutto nel partito comunista e non negli altri partiti) del segretario generale e l’elezione dello stesso tramite un incontrollato e talvolta troppo controllato plebiscito popolare. A conti fatti sarà stata pure questa trasformazione a decretare la sottovalutazione diffusa della forma-partito.

Un partito e segnatamente i suoi organi si devono assumere la responsabilità delle scelte e sottoporle al giudizio degli elettori. Il Pd, in un eccesso di modernità di importazione, aveva scelto un’altra strada. Ora dà segni di ravvedimento. Meno male.