di PIERO ANTONIO TOMA
La bufala sulla cultura che non paga potrebbe essere assimilata a quella sulla fede. Matteo Cosenza, giornalista di lungo e autorevole corso, ce lo conferma nel corso di un ampio reportage pubblicato la prima volta sul ” Mattino” e cadenzato in 18 tappe dal 23 settembre 1998 al 2 luglio 2004: qui si snocciolano nascita, vita e morte di Padre Pio e soprattutto ciò che è successo fino agli onori degli altari. Lungo questo straordinario viaggio nello spazio e nel tempo ci sono vicende umane che ci toccano nel profondo. Non è solo uno scandaglio nelle certezze della fede, ma anche nei dubbi che essa alimenta.
Fra i tanti pellegrini ( in questi anni più di Lourdes e di Loreto), che a San Giovanni Rotondo vengono anche a piedi, e col desiderio di sapere che muove anche da paesi lontanissimi, si aggiungono non credenti e agnostici ( a farne parte è lo stesso autore che non va alla ricerca della verità ma della conoscenza e delle ” storie di sofferenza e di ansia”).
Perché? «La chiesa è l’unica istituzione che dà speranza alla gente», spiega un vecchio ateo. Ed è proprio questo un altro miracolo della fede che non solo paga con ospedali, chiese (specialmente quella di Renzo Piano, la prima della sua carriera), volontari, pellegrini (otto milioni all’anno) e commercianti di oggetti, rosari, statuine, olio, vino, eccetera; ma anche con i suoi eccessi: cementificatori con duecento alberghi e interi quartieri, finanziatori senza scrupolo, e col rischio di un “Padre Pio fenomeno da baraccone”.
Oltre ai tantissimi miracoli in vita (nonostante l’ostracismo del Sant’Uffizio) e da morto, egli paga anche con la sua statua che suona le campane e soprattutto con “la fede (che) dilaga come un fiume in piena”. Interessanti poi le differenze fra San Giovanni Rotondo arricchitasi “esageratamente” e Pietrelcina, dove egli nasce, rimasta più povera e che ogni tanto raccoglie le suppliche e le affida a un “portavoce” perché le porti a Padre Pio.
Esemplari, tra i tanti, due miracoli. Il primo ci racconta di un ragazzo di sette anni guarito all’istante da una meningite fulminante. Il secondo riguarda il cardinale Wojtyla, arcivescovo di Cracovia, che nel 1962 gli invia una lettera affinché preghi per una donna affetta da un irredimibile cancro alla gola. “Il frate dei miracoli e delle stimmate”, diventato ” un mito planetario”, risponde di sì. All’improvviso il cancro sparisce “misteriosamente. E quindi per una dovuta coerenza, è lo stesso cardinale, una volta eletto papa, a beatificarlo e a santificarlo nel 2002. Qui a San Giovanni ” i miracoli se non li cerchi, sono loro a inseguirti”, commenta l’autore .
°Articolo pubblicato su “Repubblica” il 15 febbraio 2021