di FILIPPO VELTRI

Può un laico, persino un ateo, intendere il sentimento religioso, la fede? La risposta è sì, se si legge fino alla fine l’ultimo lavoro di Matteo Cosenza ‘’Padre Pio, il vero miracolo’’,  111 pagine – comprese due prefazioni – edite da Rogiosi.  Il giornalista, oggi editorialista del Corriere del Mezzogiorno ma con alle spalle tante esperienze professionali e politiche, con grande coraggio  consegna il risultato a tutti noi, credenti o no che siamo.

Padre Pio è Padre Pio, non servono spiegazioni. Matteo Cosenza venne inviato dal Mattino, dove allora lavorava, a seguire la veglia a 30 anni dalla morte del frate, oggi Santo. Era il 1998, ma l’interesse si è protratto  fino al 2004.

Cosenza andò a san Giovanni Rotondo obbedendo al direttore, e consegnò dei bellissimi reportage riprodotti oggi nel libro. Ma poi il libro in sè è un percorso, personale e intimo, su quel che significhi, per chi si confessa laico, ateo o forse “solo” agnostico, il valore della fede. Dal matrimonio prima civile poi ricelebrato dopo tanti anni in Chiesa al senso del divino, alle parole della Bibbia e del Corano letti e riletti, ai miracoli, anzi ‘’…al miracolo delle persone che affidavano il loro cuore a un frate le cui membra (…) sanguinavano come quelle del Cristo in croce”.  “Non capivo – scrive l’autore – non condividevo, non credevo ma rispettavo quegli uomini e quelle donne e continuo a farlo’’.

Continua a farlo perché,  come spiega padre Giancarlo Bregantini (Arcivescovo di Campobasso-Boiano) nella prefazione,  ‘’tutto il libro è attraversato da una parola magica: lo stupore’’. Stupore per la fede della gente umile, per la sofferenza che diventa gemito, per gli eventi esterni di folle e poi per l’arte che ne raccoglie il fascino, come nella Basilica ideata e progettata da Renzo Piano. Ma è anche lo stupore (ce lo ricorda Vittorio Del Tufo nell’altra introduzione) del giornalismo vero, ‘’che quando si fa così resta ancora il mestiere più bello del mondo’’.

Il vero miracolo di Padre Pio avrebbe forse fatto felice la madre dell’autore alla quale il libro è dedicato: ‘Avidamente leggeva i miei articoli – chiude Cosenza – sperando invano che mi convertissi’’. Se non un miracolo intero, almeno un mezzo miracolo.

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