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Matteo Cosenza

Foto di: Mimmo Jodice

Chi sono? Sono un giornalista. Come vivo? Di giornalismo mio lieto. Nacqui nel 1949 in via San Basile 30 al Rione Botteghelle, ‘a putiella, di Quisisana in quel di Castellammare di Stabia, in un palazzo che non c’è più dal terremoto del 1980. Da padre operaio del cantiere navale e da madre casalinga. 

Vissi la gioventù a Castellammare, tra politica e giornali (quelli che facevo io, a parte una corrispondenza per “l’Unità”). Il mio destino sembrava segnato: incarichi politici e cariche elettive. La prima volta che votai, appena compiuti i 21 anni, lo feci per me perché ero candidato alla Provincia nel collegio Castellammare-Sant’Antonio Abate: per non votarmi mi sarei dovuto astenere visto che votare il mio partito, il Pci, equivaleva a votare me. In seguito divenni anche consigliere comunale e per un periodo non lungo assessore. 

Nel 1975 declinai l’invito alla candidatura al Consiglio regionale perché ormai avevo deciso che la strada per me era segnata: il giornalismo. E mi buttai a capofitto nell’esaltante esperienza del quattordicinale “La Voce della Campania”, di cui fui direttore. Poi, nel 1979, passai a “Paese Sera”, come responsabile prima dell’edizione notte e successivamente della redazione napoletana. Anche questa fu una straordinaria opportunità professionale, benché tormentata considerato che negli ultimi anni, dopo la nascita della cooperativa dei giornalisti e dei poligrafici, il giornale navigò in acque non tranquille. Infine lasciai e per due anni feci il free lance, aprii anche una partita Iva e grazie a una molteplicità di collaborazioni (scrivevo anche per una rivista che veniva distribuita sugli aerei) non me la passavo male, ma mi mancava il giornale, che per me ormai era il quotidiano. 

Il mio approdo al “Mattino” nel 1990 non fu dei più facili – e ne scrivo ampiamente in un capitolo del mio libro “Casomai avessi dimenticato” –, ma non mi ci volle molto per avere gli spazi professionali a cui ambivo: sedici anni indimenticabili che si interruppero quando cantò per me la sirena del cambiamento. Andai ancora più a Sud a dirigere il “Quotidiano della Calabria”, che ho lasciato nell’aprile 2014 fisicamente ma non con il cuore e la mente. Credo molto nel valore della memoria, da non confondere con la nostalgia. Ed è questa la sfera degli interessi, delle storie entro la quale si muove la mia attività di scrittore, con un baricentro dal quale tento di non allontanarmi: raccontare vicende individuali, la mia e quelle di altri, che abbiano sempre un valore collettivo e ricerchino un senso di comunità. 

Non è, quindi, un caso, che affido questa memoria ai due nipotini, ancora troppo piccoli per capire, e attraverso loro alle generazioni che verranno. Ora che mi conoscete, giudicate voi. E voi chi siete? Mi piacerebbe conoscervi uno per uno.